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sabato 18 agosto 2012

Tempo perduto, ragione e FELICITA'

Quanto tempo prezioso perdiamo nell'arco di una vita a causa di stupidi musi lunghi 'messi' quasi per sfida, per arrabbiature che con l'uso di un pò di buon senso sarebbero state tanto facilmente evitabili? Personalmente mi è capitato più volte di rimanere nascosta dietro ad un muso per ore, prigioniera delle mie stesse emozioni, chiusa a chiave dentro la mia stessa testa, come rapita, mentre al suo interno sentivo girare una sorta di interminabile nastro, capace di ripetere a raffica frasi e parole senza senso il cui solo e unico scopo era quello di confermarmi che era senza ombra di dubbio così, avevo ragione io

(Ma io voglio avere ragione o essere felice?)

Grazie ad una mia personale evoluzione posso dire di essere, nel tempo, molto migliorata, ora come ora riesco spesso a farmi scivolare sulle spalle quelle banalità, quelle inutili polemiche, che in passato tante volte mi hanno fatta chiudere nel mio coriaceo guscio, anche per ore. Purtroppo però, spesso non è sinonimo di sempre e ancora oggi, ogni tanto, capita che un apparentemente insignificante non nulla, detto al momento sbagliato (il mio momento sbagliato), attivi in me la modalità 'muso' e mi faccia chiudere a riccio in pochi istanti. In queste occasioni tutte le mie spine più pungenti e velenose fanno subito bella mostra di sé e la rabbia prende veloce il sopravvento ed il comando impedendomi un qualsiasi 'normale' contatto con l'esterno. L'unica realtà che conosco in quei momenti è quella interna a me, perdo qualsiasi facoltà di ragionare, i miei muscoli si irrigidiscono, il mio viso si contrae e il respiro si fa più corto, non sono più nel qui ed ora, non sono più io, vengo come catapultata in un universo parallelo in cui capeggiano grandi striscioni dalle scritte rassicuranti: 'stavolta hai ragione tu, non cedere', 'se non ti chiede scusa per primo non mollare', 'tu sei perfetta e lui non ti merita'. Ho creato in pochi attimi un intero circo, l'ho montato e ora lo tengo in piedi con la mia mente offesa ed irritata, capace di auto alimentarsi per ore cercando con solerzia nel passato alla ricerca di nuovi appigli, nuovi esempi, nuove espressioni, nuovi episodi da usare al momento giusto a mio sostegno contro il malcapitato. Nel frattempo il grado di sofferenza interiore e di frustrazione aumenta, si impenna veloce. Sto male e gli striscioni non aiutano. Ma a che pro mi sono chiusa qui dentro? A che pro ho costruito questo circo e ho smesso momentaneamente di vivere? Chi mai mi restituirà questi minuti e queste ore? E cosa spero di ottenere? Su che cosa o chi voglio poter piantare fiera la bandiera della mia vittoria? Forse sul cuore di chi mi sta accanto? E' l'orgoglio l'artefice di questa battaglia senza né vinti né vincitori? Mi sento come intrappolata da me stessa e in me stessa, mi sento come se mi ci volessero un numero minimo, e difficilmente calcolabile, di minuti e ore da passare chiusa nel mio guscio prima di potermi arrendere, prima di permettermi di sventolare la bandiera bianca e ammettere che l'impugnare le armi contro chi amo non sia stata forse la mia mossa migliore. E se stavolta facessi qualcosa di diverso? Se provassi a decidere io la tempistica di arresa, decidendo di riappropriarmi di me e di provare per una volta ad agire anziché a reagire? Cosa potrei fare di costruttivo per accellerare questa inutile e straziante attesa? Probabilmente alzarmi dal divano, fare un bel respiro, sorridere e andare ad abbracciare il mio 'avversario'. 

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