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martedì 31 luglio 2012

L'onda della fortuna esiste?

Nella realtà, Gastone, il famoso cugino di Paperino, esiste? Ve lo siete mai chiesti? State per caso subito associando l'idea di fortuna a quella di grandi quantità di denaro? Sì? No? Vi è mai capitato di ritrovarvi sull'onda della fortuna e avere un'enorme paura di cadere giù? A me sì. Ma non sarebbe stato meglio godersi il fatto di esserci su quell'onda invece di aver paura di dover scendere? Certamente sì.

Oggi, dopo qualche giornata un pò difficile, mi è sembrato in più momenti di essere come graziata, protetta, guidata, da una qualche forza superiore, da un qualcosa o un qualcuno che improvvisamente si era accorto di me e aveva deciso di prendersene cura, come se fosse arrivato finalmente il mio turno. Tutto è sembrato svolgersi in modo quasi perfetto, fin troppo facile, piacevolmente e sorprendentemente fortunato, in perfetta armonia con i miei desideri. Ed ecco che il mio antipatico e pedante cervello ha subito pensato: 'E' troppo bello per essere vero, sarà lo scherzo di un amico e anche se così non fosse finirà presto!

Una parte di me non era pronta a tanta grazia, non se ne sentiva abbastanza meritevole. Non riuscivo a permettermi l'idea che questa 'grazia' potesse in realtà rappresentare la normalità, che l'essere così felici, simpaticamente sorpresi e fortunati ogni giorno della nostra vita non sia una rara e memorabile eccezione, ma la regola. Perché? Perché è come se fossimo programmati alla sofferenza? Perché siamo tutti abituati a sopportare ostacoli, difficoltà e delusioni come se fosse la normalità? Ci stringiamo nelle nostre spalle e alziamo le braccia al cielo dicendo 'Cosa vuoi? La vita è dura'. 

Non voglio arrendermi a questa situazione, voglio capire come ci si può sintonizzare in modo inverso, considerando giornate piene di gioia ed emozioni positive come normali e giornate 'NO' come una rara e scansabile anomalia.
Credo ne valga davvero la pena!

lunedì 30 luglio 2012

Negatività, meglio parlarne o AGIRE?

Come mai quando siamo protagonisti di una situazione poco piacevole, che non ci soddisfa, che ci fa arrabbiare o peggio che ci procura delle sofferenze siamo tutti egualmente e largamente bisognosi di condividere i nostri indigesti e lagnosi pensieri col mondo e il più delle volte attraverso accorati sproloqui? Perché non ci comportiamo allo stesso modo quando siamo FELICI? Perché non riusciamo ad irradiare altrettanta energia positiva e soddisfazione? Cosa ci trattiene? Forse l'essere felici non è abbastanza di moda in questo periodo?  

Al contrario disgrazie e proteste sono nella hit parade delle conversazioni, ognuno di noi può con facilità tediare, o essere tediato, per ore con argomenti spinosi, passati, ripetitivi, lamentosi e quasi sempre inconcludenti. Il quello ha fatto questo e il questo ha detto quello sembrano non vivere mai momenti di crisi. 

Ciò non toglie naturalmente che parlarne, dei problemi intendo, possa aiutare, specie se il tuo interlocutore è pronto e ben disposto a darti sempre ragione. Ci si sente capiti e ben voluti, coccolati, ci si scrolla in qualche modo di dosso la sindrome della pecora nera, d'altronde se siamo 'ben' in due a pensarla allo stesso modo allora non possiamo che avere ragione e questo ci fa sentire molto più sicuri e protetti. Nella realtà quanto il gioco del 'io mi lamento e tu mi dai ragione' ci sia di beneficio nessuno può dirlo, è facile accorgersi però quanto questa partita non faccia altro che incementarci nella nostra roccaforte, nel nostro punto di vista. Sentirci dalla parte della ragione, credersi nel giusto, a volte non ci fa assumere le nostre responsabilità e ci fa diventare parzialmente non vedenti e non udenti.

Il prendere atto della situazione e agire, anziché lottare contro quelli che troppe volte si dimostrano essere dei mulini a vento, eviterebbe spesso di trascinare troppo a lungo emozioni come la rabbia, il rancore, la paura, sentimenti davvero distruttivi per la nostra anima, sentimenti velenosi contro i quali nessun antidoto è stato ancora inventato. 
Agire e non re-agire sarebbe un buon modo, a mio parere, per rendere il nostro mondo ogni giorno migliore.

Il SUPERFLUO ci imprigiona, cerco disperatamente la chiave della libertà

La decisione è stata presa, a breve si parte, l'anima timidamente esulta. Ora come ora però è la ragione ad avere il sopravvento materializzando il mostro delle mie paure, è ora di lasciare il vecchio per il nuovo, traduzione: è ora di svuotare tutto l'appartamento con l'utopico obiettivo di rimanere con il minimo indispensabile e racchiuderlo poi in un paio di bagagli che verranno, fortunati loro, via con me. Per buona sorte non ho una grande casa, ma in qualche modo sono riuscita comunque ad accumulare tante cose, tanti oggetti  ed ora i miei ultimi 8 anni di accumuli mi guardano minacciosi in ogni stanza. Me ne devo liberare e pure alla svelta.
Nel frattempo cerco di imparare la lezione e riprometto a me stessa che d'ora in poi eviterò di cadere nella trappola infernale dell'amato/odiato consumismo e di trascorrere ore davanti agli scaffali delle inutilità. Le stesse inutilità che una volta portate a casa diverranno, a breve, troppo breve, solo un altro oggetto da spolverare. Ma da oggi smetto! Do il benvenuto al minimalismo estremo e la crisi, almeno in questo ;) aiuta. Tornando per un attimo seria devo riconoscere che una delle cose che ho capito durante il mio percorso di ricerca della felicità è proprio che gli oggetti in sé non la fanno, se non per un tempo veramente troppo breve. Starò diventando saggia o starò solo affrontando un trasloco?

sabato 28 luglio 2012

FELICITA' - seconda parte

Che cos'è la FELICITA'? Quella vera intendo, quella non passeggera, quella che si percepisce a distanza, e che differenza c'è, se c'è, tra la felicità e l'appagamento momentaneo?

Felicità è sapersi accontentare, godere, di quello che si ha o lottare per quello che si vorrebbe. Può un nuovo acquisto, una serata diversa, una somma di denaro o una carriera promettente essere considerata felicità?

Alcune filosofie sostengono a gran voce che tutto ciò che proviene dall'esterno di noi non possa essere considerato vera felicità, questo perché una situazione, un oggetto, potrebbero esserci tolti di colpo e noi smetteremmo all'istante di essere felici. Secondo loro la vera felicità è un qualcosa dentro di noi  che nessuno può toglierci. Sarà vero? Qualcuno di voi l'ha mai provata?
Io mi sforzo, ma fatico a comprendere, a scorgere un qualcosa per cui essere felice a priori, sia che quel qualcosa ci sia, sia che non ci sia, un qualcosa che non sia materiale come un vestito nuovo, una casa, una macchina o un weekend fuori porta. Mi arrovello, ma mi sembra che in un certo qual modo tutto sia materiale a questo mondo, anche le persone in fondo lo sono, e se quelle che amo mi venissero portate via io smetterei di essere felice.

E allora dove sbaglio? Qual'è la risposta giusta? Dove sta il trucco? Non trovo soluzione, nemmeno essere felici delle piccole cose sembra poter essere la chiave perchè implica che queste cose ci siano. Come faccio ad esserlo a priori, felice intendo, qualsiasi cosa accada. Questa è la grande domanda. Io ora sto per cambiare la mia vita in meglio e sono molto FELICE, ma se questa possibilità mi fosse tolta...non ci voglio nemmeno pensare... La ricerca continua... 

giovedì 26 luglio 2012

A volte il secondo passo è doloroso, ma occorre farlo

Giusto ieri dicevo: 'Stavolta e' fatta', siamo decisi, vogliamo continuare nella nostra missione, individuare e poi seguire i nostri sogni ed ora che, finalmente, abbiamo anche individuato il luogo dove potrebbero essersi andati a nascondere, tutto dovrebbe essere più facile. Dico dovrebbe perché sembra che qualcuno stia giocando ad ostacoli con la nostra vita.

A noi italiani sognatori oltre confine è da tempo preclusa la scelta di andare a vivere in un buon numero di nazioni del mondo, a meno che, ci sia un bel lavoro in loco ad aspettarci o si disponga di un conto in banca a parecchi zeri (e questo non è il mio caso). Non stiamo parlando solo di paesi fuori dalle rotte comuni come la lontana Australia, ma anche di paesi a noi tanto noti e da noi tanto amati come gli Stati Uniti, il Messico, la Thailandia e perfino la vicinissima Svizzera  Ed è per questo che numerosi italiani decidono di lasciare il nostro paese per mete più vicine, meno esotiche, ma facilmente accessibili come gli stati membri dell'Unione Europea. Essere cittadini comunitari infatti, fino a pochi giorni fa ci permetteva di richiedere la residenza in un altro paese europeo in pochi e semplici passi potendo anche usufruire del servizio sanitario locale proprio come se fossimo a casa nostra (e non è così che i giornali ci vendono l'Europa?).
Da qualche giorno però le cose sono cambiate, essere cittadino di uno stato europeo non ci garantisce più i suddetti privilegi, in Spagna ad esempio non sarà possibile soggiornare oltre i 90 giorni a meno che ci si paghi di tasca propria un'assicurazione sanitaria e che si possa dimostrare, con un discreto gruzzolo sul conto in banca, che non è nostra intenzione divenire un peso per lo stato spagnolo.

Non riesco a smettere di chiedermi, ma cosa sta succedendo, dov'è finito il terzo millennio? Perché nell'era della globalizzazione stanno cercando di chiuderci entro i nostri confini?  Ci riusciranno? E chi ha creato queste barriere, e perché? Perché non possiamo essere semplicemente tutti UOMINI e non italiani, francesi, americani, indiani? Perché lasciamo che qualcuno ci attacchi ogni giorno delle etichette proprio sulla fronte?

mercoledì 25 luglio 2012

Primo passo fatto...e anche il viaggio più lungo inizia così

E' ufficiale i primi passi verso la ricerca della FELICITA' sono stati fatti, magari non sono stati i più impegnativi, o i più difficili, ma sicuramente erano quelli  adatti al momento, quelli che servivano per dare il via, per cominciare, per staccarsi, per far capire alle nostre menti, alle nostre anime in attesa, che stavolta non solo si può fare, stavolta si fa.

Voglio diventare una nomade digitale da tempo ormai (che brutta parola ormai, carica di significati negativi), circa 5 anni o forse molti di più, perché questo mi permetterebbe di vivere e lavorare ovunque io desideriDa un pò di tempo a questa parte inoltre, sto cercando di guardarmi dentro, di conoscermi meglio, almeno quanto basta per arrivare a capire dove si trova questo ovunque.

Dove vorrei vivere se potessi scegliere? Qual'è il posto che vorrei chiamare casa? Una volta che lo avrò trovato potrò smettere volendo di essere una nomade, digitale e non, e mettere nuove piccole radici, iniziare con una nuova me stessa, cercare un nuovo lavoro, rimettermi ancora in gioco, magari seguendo le mie passioni, come tutti i buoni libri suggeriscono, o magari no. Magari solo facendo quel che c'è da fare. 

La grande novità è questa: credo di averlo trovato. Credo finalmente di sapere dove voglio vivere, ho individuato il mio posto nel mondo, quello che è nei miei desideri da sempre, quello che ha tutte le caratteristiche che sto cercando e che amo.
Il primo passo quindi è stato fatto. Ora la bilancia non pende più esclusivamente verso il passato, il piatto del futuro che VOGLIO, che ho scelto è stato attivato e mi sento pronta a saltarci sopra per farlo precipitare. Ora SO COSA VOGLIO e ora vengo a prendermelo!

lunedì 23 luglio 2012

Milanesi, eroi di città

Sono scappata ormai da oltre tre anni dalla grande e frenetica Milano, la mia amata/odiata città natale, e ad oggi quando mi capita di tornarci ho la fortuna di viverla diversamente da prima, quasi come fossi una turista, senza stress, senza orari ristretti e prestabiliti. Posso 'prendermela comoda', passeggiare anziché prendere un traballante e rumoroso mezzo pubblico, attendere il metro successivo nella speranza che sia un po' meno affollato, scegliere il percorso più lungo o fermarmi ad ascoltare un artista di strada.

Durante queste mie visite cittadine il mio passatempo preferito è diventato quello di osservare. Osservare soprattutto le persone, quelle stesse persone che per anni sono state mie compagne di viaggio, ogni giorno, dal lunedì al venerdì, al mattino e alla sera prima andando verso gli uffici e poi rientrando stanchi verso casa. Esseri umani come me, donne e uomini sconosciuti, che si reggono annoiati e distratti al corrimano di un autobus tentando di non cadere e di non entrare eccessivamente in contatto con i propri vicini, che corrono nelle stazioni della metropolitana per prendere al volo un treno che gli permetterà di arrivare in tempo sul luogo di lavoro, guidatori chiusi nelle proprie auto in coda che sembrano voler mordere il volante nell'attesa di fare un metro in più.

In poche parole veri e autentici EROI di oggi, eroi che affrontano questa  folle routine quotidiana in attesa del fine settimana o di qualche giorno di ferie per poi ritrovarsi, nuovamente, tutti insieme il lunedì mattina seguente a ciondolare verso una scrivania. Eroi da non sottovalutare mai, che meritano tutta la mia stima e a cui auguro il meglio.

domenica 22 luglio 2012

Sono arcistufa di scappare da cosa NON VOGLIO

Altro giro e altro regalo, altra giornata, altre persone, altri discorsi, fiumi di parole, spesso scontente, di persone che non sono dove vorrebbero essere, parole che mi fanno tornare indietro nel tempo, di giorni, mesi, soprattutto anni, a tutte quelle volte in cui sono scappata da un qualcosa che NON VOLEVO, qualcosa in cui mi sentivo imprigionata, che non mi rendeva felice e mi faceva vivere come sospesa e in attesa di giorni migliori

Sono scappata più volte, tante, sicuramente troppe, sempre accontentandomi della prima possibilità disponibile, spesso vaga e un pò avventata, che sapesse però portarmi lontano da quella situazione non voluta (un vecchio lavoro, una vecchia storia, un vecchio progetto, una vecchia dieta). Mi accontentavo di un nuovo qualcosa unicamente perché era relativamente facile, disponibile e capace di 'strapparmi' dal momento attuale da cui tanto mi sentivo oppressa. Quel qualcosa di nuovo era anche ingannevolmente in grado di colmare quel bisogno di varietà che, di quando in quando, viene insistentemente a bussare alla mia porta facendomi perdere la 'connessione' con la realtà. 

Accorgermi di non essere la sola ad avere questa deviazione mentale, questa incapacità di compiere scelte reali, dettate dai miei desideri anziché dalle mie paure, mi è ora di consolazione solo parzialmente dato che mi fa intuire che questa volta ce la devo fare da sola, che sono poche le persone a cui possa ispirarmi e a cui chiedere aiuto con fiducia

Per la prima volta nella mia vita decido di fermarmi, respirare, guardarmi lentamente intorno, decisa ad ascoltare  le  aspirazioni più che le paure, decisa ad occuparmi e non a pre-occuparmi, e a lasciare che la mia anima mi parli con sincerità per non avere futuri rimpianti. Per la prima volta VOGLIO permettermi di scegliere, permettermi di essere, ascoltando solo me stessa e non ciò che vogliono gli altri per me e mi sto rendendo conto che i miei desideri non sono poi né particolarmente grandi né particolarmente ambiziosi,  né particolarmente strambi, hanno una sola caratteristica unica ed inimitabile, sono i MIEI.

venerdì 20 luglio 2012

La FELICITA'

Le giornate scorrono veloci e la mia mente fatica a rallentare continuando imperterrita e sfacciata ad interrogarsi sul cosa sia davvero la felicità e su quante siano le reali possibilità per noi essere umani 'qualunque' di raggiungerla. Dico noi essere umani qualunque con una buona dose di contrariata ironia perché proprio ieri sera riflettevo con gli amici  riguardo  ad un essere umano 'dorato', se così possiamo definirlo, il famoso calciatore Ibrahimovic chiedendomi se almeno lui l'abbia davvero raggiunta, la felicità. 

Sono stati da poco pubblicati i dettagli del suo ultimo aureo ingaggio con la squadra parigina PSG e facendo qualche conto (della serva) mi sono presto resa conto che il suo stipendio si aggirerà intorno, monetina più monetina in meno, ai 40.000 euro al giorno, sì avete capito bene, al giorno, e sì sono tanti, tantissimi soldi, molto probabilmente troppi. Ma la mia domanda è 'Sarà felice l'uomo 'dorato'?'. 

Chi se ne importa direte voi (oltre probabilmente ad una sfilza di insulti), voi che presumibilmente starete pensando, o urlando, che se guadagnaste la stessa cifra sareste non solo felici, sareste entusiasti e pronti a conquistare il mondo. Ma sarà vero? Che tipo di garanzie ci sono? E soprattutto perché ancora una vita leghiamo la parola felicità stretta stretta alla parola denaro? Da dove nasce questa mentalità? La scuola, i genitori, i media? Sono una ricercatrice della felicità e intendo scoprirlo. 

giovedì 19 luglio 2012

Cambio vita, MOLLO TUTTO e vado a guidare un trattore

Quanti degli uomini, e forse anche qualche donna, membri della nostra famiglia o della nostra schiera di amici e conoscenti hanno pronunciato almeno una volta la frase: 'Quasi quasi mollo tutto e vado a guidare un trattore in campagna'? Molti non è vero? E forse ultimamente qualcuno in più della media.

Solitamente, chi in un attimo di sconforto pronuncia una frase di questo tipo, si sente prigioniero di una vita che una qualche parte di sé, talvolta la più vera, non riesce, nonostante gli sforzi quotidiani, ad accettare totalmente come propria, una vita spesso troppo piena di responsabilità, legami e scadenze che non è ben sicuro di aver spontaneamente scelto

Pensare che oggi è così, ma domani andrà sicuramente meglio è, per la maggior parte del tempo, di conforto e di grande aiuto, ma ci sono dei momenti in cui quel domani sembra essere troppo lontano, momenti in cui ci fermiamo a tirare una riga e non siamo soddisfatti del risultato ottenuto, momenti in cui quella vocina dentro di noi comincia a lamentarsi del tempo passato, ma non realmente vissuto come volevamo e che vorremmo con qualche magico modulo poter richiedere indietro. 

Da recenti sondaggi (canale satellitare Marcopolo) sono oltre il 50% gli italiani che sarebbero pronti a mollare tutto in caso di vincita di grosse somme di denaro. Allora io mi chiedo da quando e perché la ricerca della nostra felicità è diventata una variabile direttamente proporzionale ai soldi? Che ne è stato del detto i soldi non fanno la felicità? E non ultimo, di quali cifre stiamo parlando, quanti soldi mai ci vorranno per mollare tutto e andare a guidare un trattore in campagna? 

mercoledì 18 luglio 2012

A scuola di DETERMINAZIONE

Sono anni che mi sento dire che la determinazione è importante per riuscire ad ottenere ciò che si vuole nella vita, me lo sento ripetere dai miei genitori fin da quando ero bambina, dai parenti, dagli amici, dai datori di lavoro e da chiunque venda un qualsiasi corso di crescita personale. Con altrettanta frequenza però mi accorgo, purtroppo, che la determinazione in chi mi circonda, anche nelle stesse persone che caldamente me la raccomandano, scarseggia. Come si fa a diventare determinati? Perché non inseriscono dei corsi, a partire dalla scuola materna, di determinazione? E perché ognuno si vanta di essere determinato solo quando le cose gli vengono veramente facili e non si sforza invece di sfoggiare la sua determinazione davanti agli ostacoli piccoli e grandi che la vita ci regala ogni giorno?

Sono molte le persone che intraprendono nuove strade, nuovi percorsi, all'inizio sempre con grande entusiasmo, ma all'incontro con le prime difficoltà fanno rapidamente e timidamente marcia indietro imboccando la strada accanto e sperando sinceramente che questa, al contrario dell'altra, sia in discesa. Alla lunga tutto ciò non fa che alimentare il sistema in cui viviamo, dove a furia di cercare di rotolare giù per le discese sembriamo ritrovarci tutti inevitabilmente ed inconsapevolmente nella stessa 'valle di lacrime'.

martedì 17 luglio 2012

Chi vorrebbe vivere in vacanza?

Le ricerche per diventare nomadi digitali continuano instancabili. Le opportunità sono molte e diverse tra loro, si tratta 'solo' di definire con chiarezza quali siano le proprie competenze e capacità e poi lanciarsi a grandi passi all'avventura. Anche le opinioni al riguardo sono molte, qualcuno cerca di incoraggiare chi decide di avvicinarsi a questo mondo virtuale, qualcuno invece, al contrari, grida alla truffa asserendo che sia praticamente impossibile guadagnare realmente con queste nuove professioni. Una cosa è certa in molto ci stanno provando, spinti anche dalla difficile situazione economica e dalla mancanza di lavoro 'classico', ma sembra che nessuno in realtà sappia quanti alla fine veramente riescano. Sarà forse che chi veramente guadagna è impegnato a farlo e non ha tempo per forum e labirinti di commenti? Può darsi.

Oltre alla possibilità di gestirsi orari e progetti questo tipo di impiego permette, come abbiamo già detto, di lavorare da qualsiasi posto nel mondo a patto di avere una connessione internet e una rete elettrica a cui attaccarsi. 

Torniamo quindi a parlare di spiagge e vita vista mare, tenendo naturalmente in considerazione che, minori saranno le nostre spese, minori saranno le ore da trascorrere davanti ad una tastiera. Che ne direste, dati questi presupposti, di stabilire la propria dimora all'interno di un villaggio turistico con piscina, situato a poche centinaia di metri dal mare, per la veramente modica cifra di 390 euro al mese spese incluse? Chi vorrebbe vivere in in villaggio vacanze tutto l'anno? IOOOO!!!

lunedì 16 luglio 2012

Perché CONDIVIDENDO è tutto più facile?

Quella di ieri è stata una giornata piena di spunti e riflessioni. Cercare di capire COSA VOGLIO sta portando me e il mio compagno a riflettere, a volte per ore, cercando di fiutare con l'aiuto delle esperienze, delle sensazioni e perché no anche di internet, quale sia la nostra strada. Tra le varie ipotesi c'è quella di fare armi e bagagli (chissà da dove deriva questa grigia espressione) e ripartire. Dico ripartire perché 3 anni fa abbiamo già affrontato il nostro primo spostamento allontanandoci di circa 400 km dalla terra natale :)

Le ipotesi sono molte e varie ma com'è e come non è dopo un pò si arriva sempre a parlare di mare, isole, spiagge, barchette di pescatori e di uno stile di vita rilassato e a misura d'uomo. 

Ma sono solo sogni o una possibile realtà

Questo è stato il dilemma del pomeriggio, non tanto del mio compagno quanto mio, perché, proprio mentre ne parlavamo, già mi immaginavo a dover (voler?) impacchettare l'appartamento e a dovermi sbarazzare di tutto ciò che non potrebbe seguirci, in parole povere...praticamente di tutta la casa...perché trasferirsi su un'isola vorrebbe dire non solo lasciarsi alle spalle la vita precedente, ma anche lasciarsi alle spalle arredi, accessori, libri, oggetti, superfluo...insomma tutto ciò su cui si posa il mio sguardo se per un attimo smetto di scrivere. Aiutooo! La sensazione che nasce nel mio stomaco al solo pensiero è di terrore puro misto a nausea.

Dopo il pomeriggio 'meditativo' traumatico fortunatamente siamo usciti a cena con amici e con loro abbiamo condiviso pensieri e paure proprio come faccio ora con voi. Mi sono resa conto, e forse già lo sapevo, che la visione dell'isola e della vita a bordo spiaggia vive (e vegeta?) soffocata nell'immaginario di pressoché tutte le persone sopra i 20 anni e sotto i 70. Tutti lo sogniamo o lo abbiamo sognato almeno una volta, ma nessuno fa nulla per...come mai? Sarà che impacchettare la casa spaventa il resto del mondo quanto me? 

Ciò che da sempre mi ha incuriosito, parlando di grandi sogni da realizzare, è  che tutte le nostre paure, le nostre ansie sembrano sparire se la decisione di partire e ricominciare viene presa contemporaneamente da più persone che decidono di partire in gruppo tutti insieme all'avventura. Se invece a prendere una decisione di questo tipo siamo da soli, i dubbi e le preoccupazioni ci bloccano, quasi in automatico, tentando di riportarci velocemente sulla 'retta via'. Perché? Perché se la decisione viene condivisa da persone di fiducia, o non, tutto è non solo più facile è addirittura quasi logico?

domenica 15 luglio 2012

Torniamo a parlare del NON VOGLIO

Dopo sole 24 ore dalla pubblicazione del mio primo post mi ritrovo già a dover parlare nuovamente di cosa NON VOGLIO, a dispetto di tutti i buoni propositi di ieri. 

Eccone qui il perché...

Avendo deciso di valutare (solo valutare? ;) la possibilità di una 'carriera' di nomade digitale attirata dai tanti aspetti a mio parere positivi quali:
- indipendenza
- assenza di colleghi indigesti
- orari stabiliti da me
- meritocrazia, etc., mi sono trasformata in una affamata e piuttosto speranzosa ricercatrice di informazioni sul web. Ho scaricato e letto guide pratiche, e meno pratiche ;), visitato decine di siti web, approfondito le mie conoscenze amministrative, letto classifiche delle competenze più richieste, aderito all'invio di newsletters, goduto delle 'storie di successo' e fatto smorfie di fronte ai tanti, tantissimi tentativi di dissuadere coloro che associano la figura del nomade digitale a quella del guadagno facile.
Ora, con la testa piena, posso dire esattamente cosa NON VOGLIO, NON VOGLIO più non sapere cosa VOGLIO, perché per l'ennesima volta quello che ho scoperto è che la prima e forse l'unica qualità necessaria/indispensabile ad avere successo come nomade digitale così come nel resto della vita è quella di conoscere la propria passione e seguirla, perché solo lavorando in modo appassionato e seguendo i propri sogni/desideri si potrà avere il successo meritato e tanto ambito.

sabato 14 luglio 2012

Nomade digitale?

Nomade digitale? Che cos'è prima di tutto un nomade digitale e come si fa a diventarlo? Si tratta di una figura di nascita molto, molto recente, ancora sconosciuta ai più, me compresa naturalmente ;). 

Il nomade digitale è colui che ha scelto di lavorare 'senza posto fisso', ma non nel senso a cui tutti pensiamo, il nomade digitale sceglie di lavorare tramite il suo Pc in qualsiasi posto del mondo, sceglie di non dedicare parte della sua giornata agli spostamenti sui mezzi pubblici o privati e di non avere la stessa visuale ogni volta che distoglie l'attenzione dalla tastiera del suo computer. Sceglie di lavorare viaggiando o stando seduto sul proprio divano e avere come uniche condizioni restrittive l'acceso alla rete elettrica e una buona e veloce connessione internet. 

Spesso viaggia in paesi dove il costo della vita è più basso che in Italia e cosa molto importante sceglie uno stile di vita nuovo che esclude lussi e superfluo. Il computer diventa per lui un buon amicov attraverso il quale, dare vita alle proprie passioni. Insieme se vi va cercheremo di scoprire quali sono le competenze necessarie ad intraprendere questa attività altamente affascinante. Sicuramente tra le doti richieste non mancano fiducia in sé stessi, determinazione e una buona dose di positività.

Il Primo Post

Quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui ho scritto un articolo online, speriamo non troppo ;) questa mattina ho deciso che è ora di ricominciare, ho delle cose da dire, quindi faccio un bel respiro, mi stiracchio, rilasso un pò le dita, bevo un ultimo sorso di tisana e 1,2,3, via, si parte...benvenuti...in un attimo è come se non avessi mai smesso...

Il titolo del blog promette molto bene...SO COSA VOGLIO...ma sarà vero? forse questo è il momento di scoprirlo e voi siete qui per aiutarmi (vero anche questo? ;). Negli anni ho letto svariati libri e partecipato a stimolanti, e  oserei dire costosi, corsi di crescita personale spaziando un pò dalla Pnl, allo sciamanesimo, all'alchimia, passando poi per i vangeli apocrifi e per il transurfing, scoprendo infine che il filo comune di queste discipline sembri essere il seguente... la maggior parte dei 'problemi' dell'essere umano deriva dal non sapere cosa si vuole ottenere dalla propria vita e dal non conoscere  i propri obiettivi, sia a breve che a lungo termine, questi due aspetti, sommati, portano puntualmente e quasi inevitabilmente al non riuscire. E a pensarci bene...come si può ottenere qualcosa se nemmeno sappiamo cosa sia quel qualcosa?
Al contrario, ahimè, sembra che ognuno di noi, me compresa naturalmente, sappia esattamente definire con un'accurata dovizia di particolari ciò che non vuole e possa seduta stante riempire pagine e pagine di...io NON VOGLIO...
Ma da oggi si cambia (e non da lunedì come quando si inizia una dieta), si prende un impegno con me stessa e ci si concentra solo sul IO VOGLIO.
Siete pronti?...Si parte!