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venerdì 24 agosto 2012

Il giorno del giudizio

Inutile dire che io sono il Panda :)

Qualcuno un giorno disse: 'Le grandi menti parlano di idee, le menti ordinarie parlano di eventi, le menti ristrette parlano di persone'.
Se dovessi fare una classifica personale relativamente ai miei discorsi quotidiani come potrei definire la mia mente? Grande, ordinaria o ristretta? Forse sarebbe stato meglio non chiederselo... Potrei fare un bel grafico, magari a torta, per visualizzare una stima del numero di ore trascorse ogni giorno parlando di grandi idee (poche?), eventi (forse se si sta avvicinando il weekend ;) e persone (troppe?).

Spesso non me ne rendo nemmeno conto, ma oggi, proprio oggi è una di quelle giornate in cui il meccanismo perverso del mio parlare/sparlare mi salta particolarmente all'occhio, o forse dovrei dire all'orecchio ;)

Partendo dall'irritante presupposto che il parlare di altre persone all'interno delle mie conversazioni, anche quelle fatte da sola allo specchio o al volante, sia equiparabile, tranne per pochissime eccezioni, a giudicare, sia nel bene che nel male (soprattutto nel male mi suggerisce una vocina), mi rendo conto di fare spreco ogni giorno di un'altissima quantità di energia, di concentrazione e soprattutto di tempo. Ore, giorni, mesi nell'arco di una vita in cui sono stata inutilmente focalizzata su qualcosa o qualcuno, giocando al gioco più giocato e meno costruttivo del mondo, il gioco del giudizio/pettegolezzo o del 'io avrei fatto diversamente'.

Quanto ha a che fare questo con la mia crescita, coi miei obiettivi quotidiani, con la mia felicità e più in generale con me stessa. Rivolgere la mia attenzione ad altri non fa che distogliermi dal presente, mi impedisce di vivere il momento, inserisce in me una sorta di pilota automatico che prende il sopravvento del mio flusso di pensieri. Con assoluta certezza posso affermare che quando parlo di altre persone non sto dando il meglio di me stessa, sono come sospesa ed in viaggio con la mente tra passato e futuro, lontanissima dal qui ed ora. Devo smettere, devo diventare un pò più 'buddhica', devo prestare più attenzione a cosa è buono per me e cosa non lo è, cerco quindi, come primo passo, di capire perché lo faccio? Perché mi ostino a farmi i fatti degli altri? Quali benefici mi porta? A cosa serve concentrarmi sulla vita e sulle azioni altrui anziché sulla mia? Sto cercando qualcosa? Forse un errore? O forse una qualche approvazione alle mie di azioni? Una qualche sicurezza che da sola non riesco a trovare, una pacca sulla spalla, un 'sei sulla strada giusta vai avanti così'?

Giudicando il comportamento altrui, cerco invano di uniformare la società al mio pensiero, alla mia opinione, alla mia personale visione di come dovrebbe essere la vita costruendomi così un piedistallo inutile e improduttivo da sopra il quale osservo il mondo, pronta a bacchettarlo.
Alt! Ferma! Sto sbagliando strada, non è questo il sentiero che porta alla felicità, devo fare più attenzione, questo è solo un labirinto senza uscita. Scelgo di fare marcia indietro ed uscire, decido di cambiare. Se voglio posso.

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